Le nostre lezioni sono generalmente sempre piene di persone che si impegnano, si divertono e si migliorano, e spesso, ci sono molti più capelli grigi rispetto a quanto si possa pensare dall’esterno.
Ciò che offriamo alle persone in età avanzata è esattamente quello che offre sempre a tutti il CrossFit: forza e condizionamento, calibrando l’allenamento sulle loro specifiche esigenze .
Quello che facciamo ogni giorno aiuta i nostri membri a mantenersi sufficientemente forti e agili per godersi tutto ciò che la vita ha da offrire, che si tratti di fare una camminata la domenica, di stare al passo con un figlio di 8 anni, o semplicemente di godersi la vita all’aria aperta.
Non vogliamo che i nostri membri debbano ritrovarsi a lottare ogni giorno per alzarsi dal divano e muoversi, vogliamo che siano in grado di alzarsi da terra se cadono, o di fare giardinaggio, di uscire a fare una passeggiata se vogliono, di poter salire su una collina.
L’invecchiamento aumenta l’inerzia.
Il modo in cui ciò avviene è insidioso e in molti casi evitabile.
Osservate una persona anziana che si alza da una sedia e paragonatela a come un bambino salta in piedi senza sforzo da seduto a terra mentre gioca.
Paragonatela anche a come un adulto di mezza età si alza da una sedia da ufficio.
Noterete notevoli differenze, vero?
Molto probabilmente vedrete l’anziano lottare con la gravità, sporgendosi molto in avanti, tirando con le braccia contro i braccioli della sedia, il tutto con l’intento di spostare il proprio baricentro in una posizione favorevole che gli permetta di stare in piedi con il minor movimento possibile di anche, ginocchia e caviglie, spesso magari con l’ausilio di una sedia meccanica per vincere l’inerzia.

Quello appena descritto è purtroppo oggi giorno il prototipo di una persona anziana.
E questo solleva un paio di domande.
Perché gli over 60, iniziano a perdere la lotta contro la gravità?
Perché diventano oggetti di maggiore inerzia, reale e percepita, rispetto a quando erano più giovani?
Una spiegazione ovvia riguarda la massa.
Una massa maggiore ha più inerzia di una minore, gli over 60, spesso sono più pesanti di quando avevano vent’anni – molto probabilmente molto di più, poiché è stato osservato da recenti studi, che una persona media aumenta di circa mezzo chilo di peso corporeo (0,45 kg) all’anno fino a circa 70 anni.
Tutta massa in più, molto di più, appesa al nostro scheletro, che resiste ai nostri sforzi di movimento.
Quanto è comune questo aumento di peso?
Le statistiche attuali ci dicono che circa il 42% della fascia d’età suddetta è “obeso”.
Sommato al 31% classificato come “sovrappeso”, ciò significa che il 73% delle persone over 60 è affetto da questa condizione al punto da creare un problema di salute e/o funzionale.
Puoi decidere di non voler essere grasso e agire in qualsiasi momento della tua vita.
Tuttavia, la vita non è una linea retta e perfetta, spesso è un po’ caotica, e il peso può insinuarsi senza preavviso finché un giorno ti guardi allo specchio e pensi: “Chi è quella persona grassa?”
Può succedere a 30 anni, può succedere a 60 anni.
Ma l’aumento di peso è solo uno dei tanti fattori che contribuiscono all’aumento di inerzia negli anziani.
È anche la composizione di questo aumento di peso a generare un problema: gli anziani tendono ad accumulare grasso, non massa muscolare.
Infatti, tendiamo a perdere massa muscolare con il passare degli anni, anche se aumentiamo di peso.
L’atrofia, ovvero la perdita di cellule muscolari e delle dimensioni complessive del muscolo, compromette e riduce la quantità di forza contrattile che possiamo generare.
A rendere distruttiva l’atrofia prolungata durante l’invecchiamento, si verifica la Sarcopenia, ovvero la progressiva perdita di cellule muscolari .

Minore massa e minor numero di cellule significano una minore funzionalità muscolare.
Fino a un terzo delle persone over 60 sembra essere affetto da Sarcopenia.
Atrofia e Sarcopenia sono direttamente associate alla “fragilità”, un termine medico che indica la vulnerabilità degli anziani a fattori di stress che aumentano i rischi in termini di salute, disabilità e mortalità generale.
Quindi, la massa grassa residua che abbiamo accumulato nel corso della nostra vita, unita alla minore massa muscolare necessaria per muoverla, fa sì che sia necessaria una maggiore capacità funzionale residua per il semplice fatto di alzarsi in piedi.
Uno squat a corpo libero di base può rappresentare una capacità prossima alla massima, o sovramassimale, per molte persone anziane.
Una maggiore inerzia relativa, dovuta a una minore capacità di generare forza, significa semplicemente che muoversi è più difficile per gli anziani.
La maggior parte delle nostre articolazioni è strutturata per ridurre l’attrito, allungarsi e piegarsi facilmente e supportare e facilitare il movimento.
Ma con l’avanzare dell’età, il collagene che compone i legamenti e i tendini di queste articolazioni cambia.
Il tessuto, un tempo elastico e mobile, diventa più rigido e fragile.
Per definizione, “rigido” significa “difficilmente piegabile”, e se confrontiamo l’ampiezza di movimento tra soggetti giovani e anziani, scopriamo che questo si manifesta profondamente nella vita reale, con un’ampiezza di movimento significativamente inferiore negli anziani.
Negli anziani, qualsiasi aumento della resistenza alla flessione delle articolazioni si aggiunge agli effetti dell’aumento della massa corporea e della riduzione della massa muscolare, creando un’inerzia relativa amplificata.
È veramente più difficile compiere qualsiasi movimento, anche il più apparentemente semplice.
Questo insieme di circostanze è problematico a partire già dai 50 anni in sù per le persone sedentarie.
L’impossibilità di sedersi sul pavimento e poi alzarsi senza utilizzare punti di supporto (mano, avambraccio, lato della gamba, ecc.) durante il processo sembra essere fortemente associata alla mortalità per tutte le cause nei successivi anni .
Un semplice test di ampiezza di movimento, forza di base ed equilibrio indica un esito catastrofico per i meno allenati sopra i 50 anni.
Potrebbe sembrare sciocco predire la mortalità con un test che misura la capacità di stare in piedi, ma i dati di altri studi forniscono prove corroboranti e uno sguardo sulla portata del problema.
Si stima che un quarto delle persone sopra i 60 anni abbia un qualche grado di problema di mobilità clinicamente diagnosticato, oltre la metà delle persone sopra i 65 anni ha difficoltà a chinarsi, piegarsi e inginocchiarsi.
In diversi studi su persone di età compresa tra 65 e 88 anni, la perdita di mobilità è stata fortemente associata alla mortalità per varie cause.
È evidente che l’incapacità di superare l’inerzia in senso strettamente fisico abbia conseguenze disastrose.
Ma c’è molto di più ..
La percezione del dolore – semplice o di qualsiasi altro tipo – cambia con l’età avanzata.
Il meccanismo è poco compreso, se non del tutto, ma il risultato funzionale è che oltre il 50% della popolazione over 65 riferisce dolore che limita l’attività fisica, e questa percentuale sale a oltre l’80% tra coloro che risiedono in strutture di assistenza residenziale.
Tra gli over 65 che riferiscono dolore cronico, ben il 69% classifica il livello di dolore come grave o maggiore.
I dolori articolari non sono uno stereotipo, sono una drammatica realtà.
Maggiore rigidità, mobilità ridotta, più dolore durante i movimenti o anche solo stando seduti.
È qui che il mondo fisico si scontra con quello comportamentale.
Il dolore non è solo un effetto fisiologico, ha una significativa componente psicologica.
Sebbene apparentemente banale, ciò che accade nella maggior parte delle persone che raggiunge l’età avanzata, alla comparsa del “dolore”, è smettere di fare alcune cose.
Se eseguire uno squat con escursione completa fa male, modifichiamo i nostri comportamenti motori adottando strategie che non richiedono squat con escursione completa.
Evitiamo movimenti o condizioni che associamo al dolore.
Questo nostro modo di “evitare” genera quindi un cambiamento nell’autostima.
“Fare quello mi fa male” porta a “Non lo farò per evitare i dolori” e poi alla mentalità “Non posso farlo, il mio corpo non ne è più in grado”.
Questo influisce direttamente sul nostro stile di vita generale.
La convinzione che il corpo non sia più all’altezza, logorato e incapace a causa dell’età decima il nostro impegno in praticamente tutto ciò che richiede movimento.
Diventiamo sedentari, i proverbiali pantofolai, con poche o nessuna interazione con il resto del mondo.
È un concetto difficile da accettare per una persona anziana.
È più facile spiegare i nostri limiti funzionali e il nostro decadimento con l’idea che siamo indeboliti, conseguenza inevitabile di “usura”, geni errati o semplicemente sfortuna.
Ma in realtà, la maggior parte di noi è indebolita solo se accettiamo o crediamo alle convenzioni e semplicemente, volontariamente, ci fermiamo.
Circa il 55% della popolazione over 60 si definisce “sola”, spesso a causa della mancanza di mobilità al di fuori di casa e della poltrona.
E non diamo molta importanza a questo aspetto.
Ma dovremmo.
La perdita di funzionalità, l’aumento del dolore percepito, la comodità di limitare l’ampiezza del movimento ed evitare attività che possono aumentare il dolore, e la conseguente mancanza di attività diventano e sono considerate inevitabili e la nuova normalità per il resto della nostra vita.
Influenze e stereotipi sociali e culturali rafforzano la rassegnazione e l’accettazione di essere vecchi e deboli.
Quando tutte le organizzazioni governative e sanitarie affermano che camminare o fare giardinaggio – o qualsiasi altro movimento casuale – è sufficiente , perché il pubblico generale dovrebbe non crederci?
Anche considerando di fare solo il minimo indispensabile per ridurre il rischio di malattie (raccomandazioni governative e mediche), quanti over 60 ne fanno a sufficienza?
Considerando che circa la metà è completamente sedentaria e solo il 26% soddisfa o supera tali linee guida, non ce la stiamo cavando molto bene.
Tre di noi su quattro non ci riescono.
Ma anche se tutti rispettassimo le linee guida sull’attività fisica, ciò non sarebbe sufficiente a mantenere una solida capacità fisica e una valida ampiezza di movimento, o a sconfiggere l’inerzia atrofica, sarcopenica, con accumulo di grasso, irrigidimento del tessuto connettivo e limitazione del dolore tipica dell’età.
Solo circa l’8% di noi fa effettivamente esercizio fisico e si allena a sufficienza per cercare di raggiungere questo obiettivo.
Ma c’è una buona notizia – beh, non è una novità; lo sapevamo ma lo ignoriamo da decenni – non dobbiamo diventare obbligatoriamente il prototipo dell’anziano decrepito.
Mentre bassi livelli di attività fisica varia possono aiutare a prevenire alcune malattie (un obiettivo ammirevole di per sé), l’acquisizione anche di quantità moderate di forma fisica, attraverso un esercizio e un allenamento costanti e progressivi, può garantire un’indipendenza funzionale a lungo termine.
Possiamo correggere i nostri livelli di forma fisica deperiti, possiamo correggere la nostra massa corporea che aumenta per inerzia, possiamo attenuare l’amplificazione della percezione del dolore dovuta all’invecchiamento e possiamo correggere alcuni, ma non tutti, i cambiamenti biochimici legati all’età che alterano il nostro corpo e il nostro metabolismo.
L’invecchiamento porta con sé un inevitabile decadimento – una riduzione stimata del 3% della funzione fisiologica per decennio dopo i 40 anni – ma questo numero è rilevante solo se smettiamo di muoverci.
Vale se ci si abbandona all’inerzia in modo permanente, ci si abitua all’idea che la sedentarietà e la dipendenza siano la norma per gli anziani e che la morte prematura sia qualcosa che capita ad altre persone.
Andare in palestra e allenarsi per migliorare la forma fisica può rallentare molti di questi processi.
Essere in forma non può davvero prevenire le malattie, ma fornisce la resilienza necessaria per mantenere un’elevata funzionalità durante la malattia, facilita la convalescenza e favorisce una rapida guarigione.
Ma è qui che si manifesta un’altra potente inerzia: l’inerzia dell’inazione.
Oltre il 70% delle persone over 60 non prevede di apportare cambiamenti alle proprie abitudini di vita: attività fisica, esercizio fisico, dieta o altro, semplicemente preferisce rimanere così com’è.
Lo sentiamo ripetere continuamente: “Sono troppo vecchio, non ce la faccio più”, “Sono troppo vecchio per iniziare”, “Sono troppo vecchio per migliorare”, “Non sono mai stato bravo negli sport”, “ODIAVO educazione fisica a scuola”, e tante altre ancora vengono fornite come giustificazione per vivere sul divano.
Gli anziani sono condizionati ad accettare, volontariamente e spesso aggressivamente, il decadimento fisico e la limitazione della mobilità.
Ma possiamo farcela: possiamo muoverci, possiamo fare esercizio.
Tutti noi.

Se scegliamo di impegnarci per sfidare e sconfiggere l’inerzia, possiamo farlo.
Pensate per un attimo a tutti quei partecipanti più anziani del CrossFit Open, senza alcun preconcetto di diventare atleti dei Games, che hanno completato gli allenamenti, sia come prescritto che come scalato, ed eseguito ogni movimento correttamente, magari anche proprio nel nostro Box.
Queste sono solo persone normali che un tempo si sono arrese all’inerzia, ma ora si sforzano di sfruttare al meglio la vita frequentando un affiliato CrossFit.
Sanno che, a prescindere dalla loro forma fisica iniziale, con il tempo, saranno più in forma, più sani e migliori per sé e per le loro famiglie, più a lungo.
È esattamente per questo che è stata ideata la nostra Metodologia, il CrossFit è pensato per prevenire malattie e infortuni, tutto il lavoro che svolgiamo nel nostro box affiliato è finalizzato ad aiutare qualsiasi adulto a mantenere le proprie capacità fisiche e motorie fino alla fine della propria vita.
Il CrossFit permette di vivere appieno la propria vita, aiutando le persone a fare cose che non avrebbero mai creduto di poter fare, (START YOUR IMPOSSIBLE) ed è un’esperienza che chiunque, a qualsiasi età, può fare.
Vuoi vivere più a lungo?
Vuoi sentirti meglio?
Vuoi avere un bell’aspetto?”
Fai CrossFit.
Lo Staff